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Lavoro in rete

3/10/2021

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Da qualche anno è attiva la Rete dei Licei delle Marche (per le discipline di Latino e Greco), di cui la scuola capofila è il Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Jesi. L'idea è stata subito apprezzata e sostenuta da molte scuole, alle quali – in particolare ai referenti – va un sincero ringraziamento per le idee condivise e la collaborazione.
È indubbio che "lavorare in rete" sia uno dei valori più importanti, soprattutto nel nostro tempo  ed è anche il modo ideale per vivere la scuola: i primi gradi di istruzione lo sperimentano con efficacia da tempo (per esempio la scuola dell'infanzia e la scuola primaria), man mano che gli studenti crescono, però, si trovano in una realtà più difficoltosa da questo punto di vista. La scuola secondaria di 1° grado ha un bella tradizione di collaborazione tra docenti, ma nella scuola secondaria di 2° grado la collaborazione è più complicata e di fatto si realizza raramente nella sua dimensione più coinvolgente e stimolante.

Solo alcuni spunti di riflessione sui motivi di tale difficoltà:
  1. Secondo me, "lavorare insieme" non coincide con il vero significato della "rete" (ed è già raro semplicemente lavorare insieme)
  2. Allo stesso modo, l'aspirazione ad un generico "basta andare d'accordo" non è una soluzione perché tralascia le legittime esigenze dei singoli e ignora i naturali conflitti che si sviluppano in qualunque comunità
  3. Il vantaggio del "lavorare in rete" è quello di vivere la fraternità e, contemporaneamente, di diminuire le risorse spese da ciascuno, ottenendo un risultato maggiore per tutti (è classico l'esempio del sollevamento di un peso)
  4. Il "risultato maggiore per tutti" nella scuola, secondo me, è un miglioramento del sistema e un progresso delle conoscenze
  5. Il problema di fondo è la "costruzione del consenso", un tema assolutamente emergenziale nel nostro tempo, parcellizzato e radicalizzato in tutte le posizioni, che si autolegittimano soltanto per il fatto di esistere
  6. L'atteggiamento tipico di molti insegnanti oscilla tra "non voglio cambiare le mie abitudini" e "se anche volessi, non saprei come cambiarle"
  7. I risvolti di queste premesse sono tanti e si potrebbero approfondire, ma c'è un punto che ritengo dirimente e attuale: per "lavorare in rete" bisogna parlare lo stesso linguaggio. Ovvero: sostenere valori simili, nutrire aspettative simili, aver maturato prerequisiti simili; allora si può costruire qualcosa di nuovo e di superiore rispetto allo status quo​, sperimentando la bellezza di "lavorare insieme"
  8. Che ne pensi?
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    Luca Giancarli

    Insegna latino e greco, sperimenta nella didattica, coordina la Rete dei Licei delle Marche, scrive (in Markdown) e soprattutto legge

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